Speciale Medimex: tra fenomeni da Spotify e il futuro della discografia italiana
Giovedì 15 giugno 2023 all’ Università degli Studi di Taranto si sono svolte attività e dibattiti nei quali si è parlato di mercato del live, industria discografica, canzone d’autore e musica ai tempi di Spotify e social media.
In particolare, nel pomeriggio si è assistito ad un interessante dibattito tra Carla Armogida (Artist & Label Partnerships Manager di Spotify Italia) Mario Limongelli (membro direttivo di Produttori Musicali Indipendenti) Andrea Rosi (CEO di Sony Music Italia) Sergio Cerruti (Presidente Associazione Fonografici Italiani) e tramite video call Enzo Mazza della FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana). A moderare il dibattito il giornalista Ernesto Assante.
L’incontro della durata di circa un’ora è girato essenzialmente attorno al ruolo di Spotify nell’industria musicale italiana, ammesso che si possa ancora parlare di essa, dato il titolo del dibattito stesso: “Musica senza supporti: Il futuro di un’industria che un tempo chiamavamo discografica”. Il confronto ha assunto immediatamente spessore, data la portata degli argomenti e l’inevitabile contrapposizione di vedute che lo stravolgimento dell’avvento dello streaming ha portato con sé.
Spotify Italia ha immediatamente esternato un contagioso entusiasmo correlato essenzialmente attorno a due aspetti: alla libertà dello streaming definita democratizzazione, e allo stravolgimento delle classifiche italiane, che stando a quanto dichiarato dalla portavoce C. Armogida, dal 2013 (anno di ingresso di Spotify sul mercato italiano) ad oggi, ha visto il numero di artisti italiani in vetta alle classifiche aumentare da trentatré a settantanove. Partendo da quest’ultimo aspetto, dal punto di vista di Spotify, questo cambiamento è percepito ed esternato come una oggettiva vittoria della filiera musicale italiana, ed è effettivamente è un dato non confutabile, quantomeno da un punto di vista economico nonché prettamente numerico. Senza cadere nelle paludi della soggettività, appurare che l’exploit del 2023 dei vari Sfera Ebbasta, Pinguini Tattici Nucleari o dei protagonisti di Sanremo come Mr. Rain, sia comparabile a chi nel 2013 era in vetta le classifiche anche del nostro Paese, con dischi come Delta Machine (Depeche Mode in vetta in primavera) Random Access Memories (Daft Punk in testa alle porte dell’estate) o AM a firma degli Arctic Monkeys (nella Top 5 di settembre) tanto per citarne alcuni, è quantomeno stravagante. Al netto di gusti e libertà di espressione, quello che fuoriesce da un’analisi di questa natura è una dubbiosa forma di nazionalismo da abbracciare senza cognizione di causa e sul quale esultare, a prescindere dal vettore culturale delle opere che hanno portato alla metamorfosi delle nostre classifiche.
Queste classifiche a tinta tricolore devono ringraziare i social media definiti dalla stessa rappresentante di Spotify come “amplificatore”. In questo senso si è incastrato perfettamente il parere di Sergio Cerruti: « cosa è una democratizzazione se priva di ogni regola? È caos? » sottolinea l’ex disc jockey romano. Ernesto Assante si sveste dai panni di moderatore e rincara la dose, chiede se effettivamente del materiale “di dubbio gusto” (per utilizzare un sinonimo più signorile) che naviga liberamente nella rete senza professionalizzazione o impostazione tecnica alcuna, rappresenti un punto di crescita o di caduta.
Mentre Andrea Rosi si è legittimamente dichiarato soddisfatto del successo proprio dei suoi Pinguini Tattici Nucleari, l’intervento più diplomatico è parso quello ad opera di Enzo Mazza (FIMI) che smascherando un passato da giovane rocker, ha ricordato alla platea come da sempre la nuova musica è criticata dalle vecchie generazioni e che quindi così come suo padre gli criticava l’ascolto dei Led Zeppelin, oggi noi facciamo lo stesso con i protagonisti della nuova scena popolare italiana.
Il paragone con il cliché dell’attacco alle novità da parte di quelli che oggi sono bollati preventivamente come dei boomer (questo sì che è uno stereotipo), non sembra però reggere: seppur vero che ciò che è nuovo, viene da sempre scrutato con pregiudizio, è anche vero che sotto il giudizio del tempo diventa affermato e credibile. Si è citata la carriera di Dylan come esempio di una crescita graduale, come lo è stata quella di Bowie o dei Beatles: dopo anni la storia la scrivono i vincitori, quelli che, tanto per restare all’interno dei nostri confini, noi stessi credevamo essere (osannandoli solo fino a pochi anni fa) i vari Marco Carta e Valerio Scanu, ormai scomparsi ma sempre ripescabili grazie proprio alle opportunità della rete.
Per chiudere una discussione che sembra non avere mai fine e che come ribadito da tutti gli ospiti “potrebbe durare settimane” a Sfera Ebbasta, Lazza e alla compagnia ribelle nel nuovo pop italiano, non si può che augurare un destino differente, poiché al resto ci pensano i numeri (non sempre attendibili) di Spotify e TikTok.
Nel frattempo, grazie a Medimex Music, ci godiamo lo spettacolo di: Echo & The Bunnyman, Skunk Anansie The Cult e Tom Morello, che non avranno dei numeri streaming da capogiro, ma che segnano vecchie e nuove generazioni in maniera del tutto reale, avvolgente e passionale.
Testo di Giancarlo Caracciolo
Fotografie per gentile concessione dell’ufficio stampa del Medimex