Medimex, The Smile a Taranto
La prima serata del Medimex 2024 è stata all’insegna della grande musica. Thom Yorke e gli Smile hanno regalato ai fans giunti da diverse parti del mondo un’ora e mezza di grande livello, presentando al proprio pubblico il loro nuovo album “Wall Of Eyes”, per quella che è stata la prima esibizione dal vivo della band in Italia.
Prima del concerto della band britannica, sul palco sono saliti la cantautrice Melga che ha proposto alcuni brani del suo Ep “Figli”, dimostrando il suo indubbio valore artistico e Robert Stillman, che col suo sassofono ha regalato momenti di grande eleganza.
Tornado a Yorke e co. sul palco hanno dimostrato ancora passione, voglia di sperimentazione e ricerca musicale che da sempre caratterizza i loro lavori, traendo ispirazione da una serie di generi che spaziano dal progressive, al post punk, passando per l’afrobeat e le influenze psichedeliche.
Un concentrato di musica ricercata, raffinata, dove lo stile e quasi il retaggio dei Radiohead appaiono evidenti grazie alla voce di Yorke, ai riff di chitarra spigolosa di Greenwood e all’incalzante batteria nu jazz di Tom Skinner. Il progetto musicale degli Smile anche sul palco del Medimex è apparso robusto, con una propria unicità, fatto di poliritmi, in chiave pop rock, ma dove è ben presente la identità del gruppo, che ricordiamo ha già all’attivo due album (“A Light for Attracting Attention oltre il già citato Wall of Eyes).
Il concerto è un mix perfetto tra i due lavori, si passa così dalla fantastica intro di batteria e dal ritmo incalzante di “The Opposite” al surrealismo onirico di “Thin Thing”, passando per i brani dell’ultimo album come “Bending Hecting”, con musicalità che ricordano un film degli anni cinquanta, fino alla canzone finale “You know me!”, un pezzo caldo, dolce e avvolgente, solo voce e piano, che regala gli ultimi momenti di uno spettacolo unico ed emozionante, perfetta conclusione di uno show di grande livello musicale.
Lo spettacolo del Medimex continua anche stasera, oggi si replica con i The Jesus and Mary Chain e i Pulp.
Foto di Fabio De Vincentiis
Articolo Giuseppe Frascella