I Crocodiles liberi di scatenarsi a Pulsano Marina

Dopo aver suonato in mezza Europa, i californiani Crocodiles sono approdati in Puglia

Strasburgo, Valencia, Marsiglia e Bergamo. Chissà cosa avranno pensato Brandon Welchez e Charles Rowell quando si sono resi conto di essere a Pulsano Marina, proprio nel giorno (17 Luglio) in cui Taranto è risultata essere, ancora una volta, la città più calda d’Italia.
Tuttavia, per un duo nato a San Diego (California) e cresciuto con il punk rock, tanti tramonti sulla spiaggia e tantissima birra, non è impossibile suonare in tali condizioni; per i Crocodiles, sentirsi a casa al Whisky a go go – The Republic of Rock e creare un feeling con l’ambiente, è stato quindi qualcosa di estremamente naturale.
L’esibizione è iniziata intorno alle 23:00 alla presenza di un nutrito gruppo di curiosi, per cui questo duo proveniente dall’altra parte del mondo, rappresentava in molti casi una novità assoluta. Con una partenza rapida, immediata ed istintiva, come la capacità di Charles Rowell di interagire con la sua pedaliera come se fosse un’estensione delle sue gambe, la band inizia a sfoggiare il repertorio che li ha resi noti nelle comunità indie e nella scena post-punk californiana.

Se per natura i coccodrilli possono essere letali ma pigri, i Crocodiles dal vivo sembrano compensare l’istinto rettiliano con una performance energica fin dal primo brano.

Parte quindi la carrellata di psycho-rock che ha dato risonanza al duo a partire dal disco “Summer of Hate” (2009), fino ad arrivare ai giorni nostri, con la pubblicazione di “Upside Down in Heaven” (2023). La band accelera da subito senza fronzoli, e soprattutto senza mostrare cenni di cedimento: in altre parole, il duo accompagnato da altrettanti strumentisti di spessore, suona come una macchina.
Dalla post-punk “Neon Jesus” pescata dal disco di debutto, fino ad arrivare alla fresca ed ironica “Love Beyond The Grave”, Brandon Welchez si diverte e fa divertire col suo mood un pò Hot Snakes (originari proprio di San Diego) e un pò Liam Gallagher (rimarcato dagli occhiali da sole e le braccia conserte dietro la schiena) accompagnato da Rowell, che sfoggia una sicurezza ed un’energia impressionante per tutta la durata del concerto.
Oltre un’ora e venti di punk e distorsioni, che si esaltano fino all’accoppiata scelta dal loro disco di maggior successo “Sleep Forever”, con la psichedelica “Mirrors” e la frizzante cover di “Jet Boy, Jet Girl” di Elton Morello.
La naturalezza è il fattore predominante dell’intera performance, che evita l’autocompiacimento preferendo immediatezza, spontaneità ed un punk viscerale, rimarcando che il monito @KillCrocodiles del loro account Instagram è forse una provocazione, perché: nessuno può uccidere questi coccodrilli.
Tutto quello che è rimasto di questo live è quindi pura energia, con la band di San Diego che si è resa protagonista assoluta di un evento, che tra quelli di nicchia sembra essere tra i più riusciti nella calda estate dell’intera area jonica.
Articolo Giancarlo Caracciolo
Fotografie di Marco Carrano
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