ALMANACCO ROCK

Buon Compleanno Bryan

Ci sono artisti per i quali si prova una particolare connessione e con cui le strade, seppure a migliaia di km di distanza, per qualche strano motivo, tornano negli anni ad incrociarsi più e più volte.

Ed è per celebrare il compleanno di questo personaggio che, questa settimana, mi sono arrogato il diritto di “scippare” la rubrica settimanale dell’Almanacco Rock al collega Frascella: oggi infatti si celebra il 63esimo compleanno di Mr. Bryan Adams.

Vi dico subito che questo non sarà un articolo come tutti gli altri, ma sarà un racconto personale del mio rapporto con lui.

Il mio primo incontro col rocker canadese risale agli anni tra il 1992 e 1993, quando io avevo 15 anni e Adams era reduce dal suo successo mondiale di “(Everything I Do) I Do It For You”, sua prima esperienza di colonna sonora realizzata per un film che era “Robin Hood: il principe dei ladri” con Kevin Costner, canzone dei record per Bryan che arrivò al primo posto nelle classifiche quasi ovunque nel mondo con circa 15 milioni di copie vendute; ma l’innamoramento definitivo per questo artista avvenne quando un mio compagno di classe dell’epoca mi prestò la cassetta di “So Far So Good” il greatest hits uscito nel 1993 che conteneva una grandissima serie di hits tra cui in particolare quella “Summer of ‘69” che rimane ancora oggi la mia canzone preferita del “Groover from Vancouver” e che mi spinse a comprare la mia prima chitarra (oltre a tutti i dischi fino ad allora realizzati) per provare ad imparare a suonare questa canzone.

Summer of ’69 era tratta da quella “bomba” di album che fu “Reckless” uscito nel 1984 e che già da solo poteva rappresentare una sorta di “best of”, contenendo praticamente le canzoni che rappresenteranno poi l’asse portante delle infinite tournée di Bryan in giro per il mondo negli oltre 30 anni successivi: “Run to You”, “Somebody”, “It’s Only Love” con Tina Turner costituiscono le immancabili canzoni di ogni concerto eseguito dal canadese dall’epoca.

Reckless fu il quarto album realizzato da Bryan Adams, con cui arrivò a magnificare la storica collaborazione con il suo co-songwriter dell’epoca, quel Jim Vallance, incontrato in un negozio di dischi a Vancouver nel 1978 con cui iniziò un sodalizio artistico durato praticamente fino alla fine degli anni ’80.

Una carriera lunghissima, sancita da tantissimi successi e da oltre 50 milioni di copie vendute e premi di qualunque tipo; eppure questo non è bastato a Bryan che da ormai oltre 10 anni affianca alla sua professione di musicista quella di fotografo, riuscendo ad entrare nel “gotha” dei fotografi di moda realizzando il celeberrimo Calendario Pirelli 2022; centinaia le personalità finite davanti al suo obiettivo, tra cui la Regina Elisabetta, Kate Moss, Naomi Campbell, oltre a tantissimi suoi colleghi musicisti (vale la pena ricordare tra gli altri i bellissimi ritratti realizzati a Mick Jagger, Pink e Amy Winehouse).

Ma non solo moda nei suoi scatti; tra i libri fotografici pubblicati ci sono anche opere dedicate ai feriti di guerra, agli homeless e ai venditori ambulanti, andando a denotare quella sensibilità che lo hanno portato a diventare già dalla fine degli anni ’80 vegano supportando uno stile di vita “cruelty-free” e a spendersi in decina di attività a sostegno degli animali ed alla loro salvaguardia (in particolare contribuì anche grazie all’ album On A Day Like Today del 1998 alla realizzazione di un santuario per gli elefanti).

Una rockstar decisamente atipica, Adams è sempre stato gelosissimo della sua vita privata e ben poco si è saputo nei quarant’anni di carriera dei suoi innumerevoli flirt, anche con personaggi molto in vista dello show business (si dice che abbia avuto una relazione anche con Pamela Anderson, ma seppure l’ex bagnina di Baywatch non sia una che si sia mai nascosta nella sua vita amorosa…ehm ehm…di questa storia con il connazionale canadese non circolano molte immagini); l’unico momento in cui ha parlato apertamente della sua vita privata è quando nel 2011 è diventato papà della sua primogenita Mirella Bunny (a cui è seguita una seconda bimba nel 2013).

Rock, fotografia e attivismo vegan; come posso non adorare quest’uomo?

Ti auguro una lunga vita, Bryan e spero che un giorno possa essere tu a finire davanti al mio obiettivo.

Testo di Fabio De Vincentiis