Lo scrittore pugliese Giancarlo Caracciolo propone il seguito del suo primo fortunato volume edito da Les Flâneurs Edizioni: “Internet Ha Ucciso Il Rock” (2019) con una pubblicazione sequel prevista nel mese di ottobre di quest’anno, “Internet Ha Ucciso Il Rock II“, edito sempre da Les Flâneurs Edizioni.
Abbiamo chiesto all’autore di fornirci delle informazioni in anteprima sul suo nuovo libro.
Per quale motivo scrivere un libro come Internet Ha Ucciso Il Rock II, dopo aver iniziato e terminato l’argomento col precedente capitolo?
È tutto legato alla volontà di andare oltre e cercare delle risposte alle domande che in tanti si sono posti dopo aver letto il libro precedente: è finita davvero per il rock? Forse sì, forse no.
Una maggiore attenzione alle copertine dei dischi
Il tutto è partito dall’osservazione di una copertina di un disco, Battle Born, (album della rock band The Killers). Ho capito a pieno il senso di quella copertina solo diversi anni dopo, e questo mi ha fatto riflettere su quanto sia fondamentale recuperare l’arte del disegno creativo applicata alle copertine dei dischi.
In questo senso c’è anche un breve focus sulla copertina di Blackstar di David Bowie, che contiene una serie di messaggi curiosi, e in generale sulla sua ascesa, lenta ma naturale, come è giusto che sia nel mondo della musica.
L’arte del disegno è qualcosa che oggi si è smarrita ma serve per far sognare nuovamente una generazione di appassionati. Se a chi ascolta musica commerciale delle copertine dei dischi non è mai fregato niente, per i fan del rock non si può fare a meno di questa forma di arte visiva. Il disegno è un potente mezzo di comunicazione, suscita emozioni che internet e le piattaforme streaming stanno distruggendo. C’è un racconto che parla di un disegnatore il cui cognome è Van Orton, come due artisti di Torino. Prova a dare un’occhiata alle loro creazioni.
Gli storici locali per la musica dal vivo e i grandi negozi di dischi
Inoltre, ci sono approfondimenti sulla storia di Mario Maglieri, del suo Whisky a Go Go, storico locale di Los Angeles, sull’ascesa della Tower Records, oggi aperta solo in Giappone, con cui ho avuto uno scambio di informazioni riportate nel libro, e ancora sull’importanza delle riviste musicali come in Italia è stata Rock Sound fino ai primi anni duemila.
Bisogna tornare ad un certo modello di diffusione della musica e di industria discografica, per fare il modo che l’arte musicale torni a recuperare parte del suo valore. Questo ripristino serve al rock come non mai, molto di più che ai vari paladini del reggaeton, del pop o della trap.
11 racconti ambientati in 11 luoghi ed epoche differenti
In Internet Ha Ucciso il Rock II quindi, la creazione di racconti ambientati in tutto il mondo e in tempi diversi, sulla scia del primo libro, hanno il compito di tracciare la strada per una possibile rinascita del rock.
Affianco ai racconti ci saranno degli approfondimenti che sono andati oltre, dai lati oscuri che si celano dentro il mondo dello streaming (da Spotify a Tidal) a come è percepito il concetto di successo nel mondo della musica.
Quando i dischi si comprano e quando invece si consumano
Uno dei racconti ha come protagonista un gruppo di teenagers di Tokyo dei primi anni duemila, appassionati collezionisti di dischi. In quegli anni c’era ancora quel tipo di attenzione e la scena rock era ancora fiorente. Il disco era parte di te e nessuno poteva privartene. Il legame indissolubile col supporto fisico è qualcosa di cui il rock ha disperatamente bisogno, ancora oggi. Basta dare una rapida occhiata alle classifiche per rendersi conto come tra gli artisti in vetta con gli streaming (appurato che questi dati siano sempre reali, e non lo sono) e quelli in vetta ai dischi venduti, c’è una differenza di identità di genere, ancora oggi. Che piacciano o meno, artisti nuovi come Greta Van Fleet e Royal Blood o consolidati come Arctic Monkeys e Blur, stanno ancora vendendo dischi, e lo stanno facendo adesso; anche se i numeri non sono quelli di una volta, stanno comunque tornando a crescere.
Citazioni d’autore
Come nel precedente capitolo, anche in Internet Ha Ucciso il Rock II ci sono citazioni illustri. Uno di quelli che cito con estremo piacere è Slash. Non ha mai peli sulla lingua e dice sempre tutto ciò che pensa. La sua idea di rinascita del rock passa dal ripristino dei locali per musicisti emergenti. A fargli compagnia ci saranno vecchie star come Bruce Springsteen e Bon Jovi, ma anche Adam Levine dei Maroon 5, e qualche sorpresa.
Cosa definisce oggi il successo nella musica?
I followers su Instagram, i balletti su TikTok o il numero di streaming registrati sulle piattaforme di ascolto? Ci stanno facendo credere che essere per un paio d’ore l’artista più ascoltato su una piattaforma corrisponde necessariamente al raggiungimento del successo, o che comprare dei followers sia un modo corretto per essere notati da etichette, media e in generale dalla gente. Io non credo a nulla di ciò, favorisce solo un certo tipo di musica, e Internet Ha Ucciso il Rock II vuole motivare tutto questo in maniera quanto più analitica e suggestiva possibile.